Il progetto Laboratorio Bosco intende generare cambiamenti a favore dei potenziali destinatari dell’intervento.
A tal fine, l’individuazione della popolazione obiettivo è stata segmentata su tre livelli distinti:
Il progetto si propone lo sviluppo di un’economia sostenibile legata alla filiera bosco – legno, con conseguenti benefici economici ed ambientali
Proprietari e gestori dei boschi trarrebbero beneficio da una rinnovata cultura del bosco, in termini di maggior cura e gestione del territorio
Destinataria dei risvolti economici, ambientali, idrogeologici, paesaggistici e in generale, tutte quelle funzioni che un bosco è in grado di fornire, se correttamente gestito in un’ottica moderna e polifunzionale
Tale macro attività è suddivisa in:
La filiera forestale è un sistema di gestione del bosco con un basso valore aggiunto. L’ipotesi di progetto è quella di creare un’ulteriore fonte di entrate a sostegno dell’economia dei gestori, valorizzando anche le componenti residuali dalla gestione del legno: ramaglie e porzioni della pianta che per forma e dimensioni, sarebbero scarto di lavorazione.
Scopo ulteriore è quello di creare un sistema di sostenibilità nel tempo della gestione delle foreste, tramite processi di rinaturalizzazione e rinnovazione naturale che portino alla efficace sostituzione degli alberi abbattuti, unitamente alla gestione di terreni inutilizzati per incrementare il patrimonio boschivo o altre coltivazioni arboree.
Il progetto prevede la realizzazione di uno studio di fattibilità propedeutico ad un impianto di pirolisi per l’utilizzo di scarti della lavorazione di filiera. Da un dimensionamento preliminare, il target di biomassa in ingresso all’impianto sarebbe di almeno 5000 tonnellate di materiale all’anno. La resa in biochar prevista è nell’ordine del 25% del materiale immesso.
Il BIOCHAR prodotto ha varie caratteristiche di assorbimento, derivanti dalla tipologia di legname utilizzato, ma sicuramente è un sistema di fissazione della CO2 per un tempo prolungato, quindi con impronta di carbonio negativa. Difatti, il biochar viene classificato come Negative Emission Technology (NET) dal Panel internazionale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC).
La valorizzazione, sia dal punto di vista economico, sia di impatto ambientale, del materiale secondario derivante dalla gestione boschiva, avviene tramite la trasformazione in BIOCHAR in un impianto di pirolisi tarato sulla effettiva capacità di raccolta di materia prima.
Lo studio valuterà due ulteriori ipotesi di sviluppo:
- un incremento dimensionale dell’impianto, in funzione della domanda di prodotto finito individuata;
- oltre alla produzione del BIOCHAR il carbonizzatore rende disponibile anche un cascame di energia termica, utilizzato per l’essiccazione del legno lavorato dall’azienda forestale, migliorandone la qualità e il valore.
Con realizzazione di altri impianti simili, si valuta l’ipotesi realizzare sinergie di gestione termica con impianti pubblici o privati energivori, presenti sul territorio e necessari di riqualificazione.
UTILIZZO DEI MATERIALI PRODOTTI
Il progetto prevede, in prima istanza, di utilizzare il BIOCHAR prodotto come componente qualificante e/o ammendante del terreno da coltivazione, sia in ambito agronomico che forestale.
Tale nuova pratica comporterebbe vantaggi ambientali in termini logistici, con una diminuzione del carbon-printing anche delle coltivazioni locali. In secondo luogo lo studio si pone l’obiettivo di individuare i diversi mercati potenziali dei prodotti derivanti dall’impianto di pirolisi, proponendo soluzioni organizzative e business plan per linea di prodotto. Si intende analizzare il mercato locale della carbonella da griglia (stante l’importanza turistica dell’area con particolare riferimento ai campeggi e seconde case frequentate prevalentemente da nord europei).
Lo studio definirà la soglia economica di valorizzazione del prodotto per definire la dimensione produttiva necessaria per la competitività del prodotto e con il fine dell’abbattimento dei costi.
Per poter definire il dimensionamento e la sostenibilità degli investimenti si provvederà a realizzare preventivamente:
- una ricerca sul territorio per individuare la quantità di carbonella per griglia e loro provenienza (attualmente prevalentemente prodotta all’esteri da deforestazione poco controllata) e verifica fattibilità tecnica e economica di produzione locale sostenibile;
- la definizione di un percorso di filiera controllata, la relativa certificazione e il piano di marketing necessario alla maggior valorizzazione del prodotto;
- l’eventuale inizio di una distribuzione al minuto, attraverso i canali della GDO o punti vendita più specializzati del prodotto in confezione per uso domestico, propendendo per un mercato locale con approvvigionamento da filiera corta, certificata e sostenibile;
- l’organizzazione commerciale e logistica necessaria e i relativi costi.
Questo task si pone l’obiettivo di analizzare il mercato locale del pellet in termini di quantità, prezzo, provenienza e qualità, individuando gruppi di acquisto e/o distribuzione, al fine di dimensionare il mercato locale di riferimento e trend nel medio e lungo periodo.
L’obiettivo è verificare la fattibilità tecnica, economica e di mercato di una o più produzioni locali di pellet o in alternativa di cippatino e se tale quota possa essere incrementata dinanzi a sistemi di certificazione di prodotto derivante da filiera corta e sostenibile.
Grazie al supporto delle Università, si intende individuare quale quota del mercato del pellet possa essere sostituita con una produzione locale, e quanta sostituita dal cippatino, qualora tecnicamente, logisticamente, socialmente ed economicamente fosse ritenuta più conveniente e con una maggiore marginalità per gli operatori forestali stante la loro ridotta dimensione aziendale. Individuato il mercato di riferimento si intende verificare la disponibilità di qualità e quantità di materiale necessaria atta a creare una domanda endogena di prodotto, nonché programmare con le forme aggregate una produzione nel medio e lungo periodo.
Obiettivo soddisfare l’attuale domanda del territorio con la più ampia quota possibile di offerta locale. Inoltre il gruppo di lavoro si pone l’obiettivo di individuare e attuare idonee strategie (promozione della campagna regionale di rottamazione impianti a biomassa per esempio) che possano determinare una crescita di domanda nel medio periodo con duplice finalità: incrementare la quota di mercato locale e remunerare gli investimenti degli operatori lungo la filiera nel medio periodo.
Lo studio dovrà anche focalizzare l’attenzione sulla qualità del prodotto, censendo e comunicando agli operatori del settore e alla cittadinanza buone pratiche (selezione e qualità del materiale in entrata e in uscita) che unitamente alle normative cogenti, garantiscono sostenibilità e compatibilità ambientale sia nella fase di produzione che di utilizzo dei prodotti.
Infine partendo dall’esperienza dell’azienda agricola forestale Riccardo Borgotti di Caprezzo si intende sensibilizzare il territorio della necessità di replicare piccoli impianti, con configurazioni differenti modulabili alle diverse esigenze locali (es. impianti di generazione di calore, cogenerazione e trigenerazione) finalizzati a incrementare la domanda di cippato locale, anche alla luce dei futuri scenari di chiusura di grandi impianti nelle province del quadrante e/o regioni limitrofe .
Il cuore del task 1.3 è rappresentato dallo studio finalizzato alla messa a punto di soluzioni tecnologiche per la produzione di elementi innovativi per opere infrastrutturali; tale studio configurandosi anche come risposta sostenibile del territorio alle criticità sollevate dai crescenti comitati antirumore lungo il corridoio TEN 24 Genova Rotterdam (che dal passo del Sempione in Ossola attraversa il Piemonte Orientale fino a Genova), si occuperà in particolare di barriere antirumore costituite in prevalenza da legname, prodotto localmente attraverso la gestione sostenibile della risorsa bosco.
Questo aspetto si coniuga con l’attuazione di piani forestali di aree di elevato pregio ambientale, oggi in stato di semi o totale abbandono, soggette a forte rischio di incendi e di dissesto idrogeologico. Inoltre, lo sviluppo di progetti per la realizzazione di elementi modulari attraverso l’utilizzo di risorse locali e la valorizzazione di filiere produttive artigiane, non solo può portare all’incremento occupazionale locale, ma può essere trasferito come modello in altre analoghe realtà territoriali, evitando il trasporto per lunghe tratte stradali di materiali da costruzione (come il legno, per esempio).
Oltre allo studio dello stato dell’arte (con riferimento ad altri Paesi europei che hanno già sviluppato proposte su questo tema) utile per individuare i requisiti prestazionali (acustici, di resistenza meccanica, di durabilità, per esempio), si procederà alla progettazione di soluzioni tecnologiche di elementi, alla simulazione del comportamento atteso (modellazione) e alla successiva realizzazione di prototipi in scala reale, da sottoporre a test (in laboratorio e in situ) per la verifica dei livelli prestazionali attesi.
La prototipazione e le prove in situ vedranno in particolare la stretta sinergia dei partner di progetto (enti di ricerca e aziende locali coinvolte nel progetto); tale aspetto permetterà di affinare le soluzioni progettate, perseguendo, insieme con il raggiungimento di adeguati livelli prestazionali, la migliore rispondenza ai requisiti di fattibilità tecnico – economica.
La fase di progettazione sarà a sua volta orientata a soddisfare sia requisiti di carattere tecnico (in relazione con le specificità dei tracciati nei singoli tratti), sia requisiti di immagine e compatibilità con il contesto paesaggistico di riferimento; per perseguire tale obiettivo, si prevede l’ideazione di soluzioni differenti per geometria e forma, in modo da ricercare soluzioni adeguate a contemperare questi ulteriori due aspetti.
La principale innovazione di metodo consisterà nell’utilizzo di materiali e di MPS locali (principalmente legno, ma anche dal contesto lapideo, per esempio) da “filiera corta”, con evidenti benefici ambientali. Saranno inoltre valutate possibili applicazioni al caso di studio di criteri di progettazione dei metamateriali (con particolare riferimento a recenti studi sperimentali in ambito acustico), con eventuale conseguente innovazione di processo per la loro realizzazione (integrazione di processi di stampa 3D).
Questa azione prevede la realizzazione di uno studio per la costituzione del Consorzio di II livello e per la candidatura del territorio montano (intera provincia del VCO) alla sottoscrizione del contratto di filiera e di distretto settore foresta.
Sulla base dell’avviso pubblico emanato dal Ministero per le Politiche Forestali lo scorso 27 giugno, il gruppo di cooperazione intende avanzare la propria candidatura alla fase di consultazione nazionale e cogliere l’occasione di impostare una nuova politica provinciale per la gestione sostenibile delle foreste della provincia a specificità montana del Verbano Cusio Ossola.
L’obiettivo della consultazione è duplice: informare il settore in merito alla possibilità di finanziamento dei contratti di filiera nel settore forestale nell’ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Piano complementare) e raccogliere osservazioni e proposte. Per la misura in ambito forestale è stato previsto un importo pari a 10 milioni di euro.
Verranno utilizzate le seguenti modalità di finanziamento: agevolazioni concesse nella forma di contributo in conto capitale e/o di finanziamento agevolato.
Oltre alla definizione di una strategia provinciale che si intende realizzare con il contributo dell’Università, grazie alla competenza di Coldiretti e delle sue articolazioni nazionali (www.federforeste.it), si intende elaborare una proposta di statuto, regolamento, pianificazione attività, individuazione delle risorse necessarie e loro reperimento. Da questa azione il GAL intende reperire idoneo materiale documentale e di programmazione territoriale, atto ad essere inserito nelle future azioni del Piano di Sviluppo Locale che il territorio dovrà redigere per la prossima programmazione.
Tutti i temi trattati da questo task saranno oggetto di specifici momenti di condivisione con gli stakeholder locali nei territori dell’intera provincia con replica di momenti di confronto nelle principali vallate. Partner coinvolti sul task 2.4 saranno Provincia del VCO, Iuse, Consorzi forestali, Ente di Gestione, GAL, Coldiretti, Confartigianato.
In sintesi il progetto prevede una superficie sottoposta a rilievo e pianificazione di 745 ettari, di cui 315 ettari relativi al Comune di Ghiffa, 290 ettari sul Comune di Premeno e 139 sul territorio del Comune di Beè.
Gli elementi sopra descritti fanno da fondamento alle motivazioni da cui è scaturita la volontà delle Amministrazioni di Premeno, Ghiffa e Beé di dotarsi di un Piano Forestale Aziendale, individuando l’Ente di Gestione dei Sacri Monti quale soggetto in grado di coordinare, uniformare e sovrintendere adeguatamente le diverse attività professionali connesse. Quest’ultimo infatti dispone del personale tecnico competente sia in ambito forestale, sia in ambito amministrativo.
Le considerazioni in merito alla contiguità dei territori, l’appartenenza al medesimo bacino idrografico e quindi la comparabilità e consequenzialità delle situazioni orografiche, naturalistiche e giuridiche, hanno spinto anche il Comune di Premeno e Beè ad individuare l’Ente di Gestione quale coordinatore dei loro reciproci territori pur non ricadendo all’interno del perimetro della Riserva Speciale del Sacro Monte di Ghiffa. Questi intendimenti sono stati rafforzati dalla possibilità di connettere la pianificazione forestale con gli altri work package del progetto “LA.B. 23-24 – LABORATORIO BOSCO 23-24”. La contestualità delle azioni offrirebbe immediate e innovative prospettive di impiego dei materiali legnosi derivanti dalla gestione forestale. Tale contesto sarebbe un’ulteriore conferma del fatto che il futuro PFA non voglia essere un “libro dei sogni”, bensì un vero programma operativo, inserito in un contesto di filiere produttive contestualizzate e correlate.
Un nodo basilare da affrontare, contestualmente alla consistenza della risorsa forestale, è proprio il diffuso gravame di usi civici attualmente non correttamente sottoposto alle regole di un aggiornato Regolamento di uso civico. Risulta di indispensabile, nella formulazione della Pianificazione territoriale del bosco, dimostrare di aver tenuto conto del superiore diritto di Uso Civico della Comunità prima di definire ogni altra scelta gestionale sulle superfici boschive, diversamente ogni disposizione gestionale potrebbe essere viziata da illegittimità.
Dunque è stato previsto il seguente percorso volto ad affrontare la suddetta tematica e al contempo addivenire ad una condizione giuridica definita e condivisa:
- verifica dei differenti diritti di Uso Civico vigenti sulle superfici considerate (proprietà del Comune di Ghiffa, proprietà del Comune di Premeno, proprietà del Comune di Bee), con accertamento della definizione delle Comunità cui si riferisce il diritto;
- verifica circa l’esistenza di precedenti Regolamenti di Uso Civico afferenti alle differenti Comunità;
- verifica della consistenza attuale degli aventi diritto realmente interessati ad esercitare lo stesso. Questa verifica dovrà essere svolta cercando di dare massima informazione e divulgazione alla sussistenza del diritto di Uso Civico mediante: articoli su giornali locali, inserzioni e pagine informative sui siti dei Comuni interessati, organizzazione di non meno di 3 serate per ogni Comune presso le maggiori frazioni;
- solo dopo la fase di animazione e divulgazione si procederà con l’azione mirata alla richiesta di manifestazione d’interesse dei cittadini all’esercizio del diritto di Uso Civico mediante modulistica da scaricare dai siti dei Comuni interessati per territorio;
- redazione di 2 o più regolamenti di Uso Civico, nel numero delle differenti Comunità e dei differenti diritti di Uso Civico sussistenti.
Dal punto di vista d’indirizzo, infine, due sono gli obiettivi strategici di questa azione:
- costituire un’area vasta boschiva (costituita dalla Riserva speciale del Sacro Monte e dai Comuni) per un’azione coordinata di rivitalizzazione e uso sostenibile dei boschi che intervenga sulla gestione del territorio per la sua valorizzazione naturalistica e paesaggistica;
- manutenere l’area vasta attraverso azioni coordinate che consentano di gestire i rischi connessi all’abbandono dei boschi (principalmente dissesto idrogeologico e incendi), puntando a pianificare gli interventi su rii e rete sentieristica, a protezione degli abitati e al fine di garantire la sicurezza della fruizione.
Il Wp “Comunicazione e disseminazione” si prefigge l’obiettivo di condividere con gli Enti Pubblici, gli attori del tessuto produttivo, il terzo settore, i cittadini e più in generale tutti gli stakeholder, i risultati raggiunti e gli studi condotti sul tema dello sviluppo di un’economia circolare derivante dalla sostenibile gestione del patrimonio forestale.
Altro goal significativo da conseguire, in armonia con il progetto, è riuscire a sensibilizzare la società civile, con particolare attenzione alle giovani generazioni, su specifiche tematiche quali:
- il concetto di sostenibilità economica ambientale e sociale,
- l’attenzione al patrimonio boschivo e alla sua impellente necessità di gestione sostenibile,
- lo sviluppo di un’economia circolare in ambito forestale,
- la creazione di una domanda locale di biomassa (certificata, sostenibile e funzionale alla gestione del territorio)
Il wp “comunicazione e disseminazione” è caratterizzato da una combinazione di strumenti ed azioni tra loro complementari rappresentati da: seminari divulgativi presso istituti scolastici, creazione di una piattaforma Living lab di progetto per incentivare il dialogo tra i vari stakeholder e l’organizzazione di Workshop di progetto e incontri nelle vallate con Enti e operatori.
La presenza dell’Università del Piemonte Orientale nel partenariato è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi previsti; la sua esperienza nella creazione e nella gestione/animazione di Living Lab fa sì che si possa contare sul supporto di un Ente con una grande esperienza e che negli anni saprà costruire e mantenere vivo il processo di diffusione delle informazioni e di coinvolgimento degli stakeholder, alimentando il confronto attraverso la piattaforma tecnologica.
Il Living lab di progetto è un laboratorio digitale volto ad incentivare il dialogo, il confronto tra i diversi soggetti portatori di interesse ed anche per divulgare i risultati raggiunti e le azioni intraprese nell’ambito del progetto. La piattaforma permette di condividere immagini, video, articoli a tema e consente altresì di stimolare la partecipazione della comunità civile su specifiche tematiche tramite i forum. Non da ultimo, il Living Lab consente di rilevare i fabbisogni ed i desiderata della comunità, mettendo in comunicazione i vari attori territoriali e contribuendo così alla creazione di una “Circular Sustainable Community”. All’interno dei living lab, inoltre, sarà possibile sfruttare le competenze dei partner di progetto (ad esempio il Politecnico di Torino) per presentare esempi di utilizzo dei materiali provenienti dalla filiera forestale locale per realizzare sistemi costruttivi innovativi e sostenibili; in questo modo si potrà animare, nel tempo, il Lab con tematiche attuali e capaci di coinvolgere sia gli operatori privati, sia i cittadini che vogliono avvicinarsi a un tema di sostenibilità e innovazione (target di riferimento saranno i cosiddetti “millenials” che nelle loro scelte di vita sono i più attenti al tema ambientale, ma fortemente connessi e alla ricerca di soluzioni che siano diverse dal passato).
La presenza, anche negli anni successivi alla realizzazione del progetto proposto, dell’Università del Piemonte Orientale è la garanzia che l’attività fondamentale della comunicazione e della disseminazione dei risultati ottenuti (e delle opportunità che si apriranno) proseguirà sempre con un coordinamento efficace.
Il piano di disseminazione prevede anche la realizzazione di tre specifici Workshop sui territori del Cusio, del Verbano e dell’Ossola, che avranno lo scopo di presentare il progetto, ma, soprattutto, di andare a interfacciarsi con realtà pubbliche e private che potranno aderire alle azioni previste e completare lo sviluppo di quell’area vasta necessaria per far crescere, nel tempo, la filiera produttiva derivante dalla gestione forestale. Il tutto, evidentemente, includendo anche tematiche inizialmente non comprese nel piano, come la valorizzazione turistica del territorio e il suo inserimento all’interno di un’area già caratterizzata da presenze e arrivi significativi, ma fortemente localizzati nelle aree dei laghi da sempre a vocazione turistica.
È convincimento del gruppo di cooperazione che una politica locale di riqualificazione paesaggistica e ambientale delle foreste, possa ulteriormente contribuire a diversificare l’offerta turistica locale nel medio lungo periodo. L’attività consentirà di illustrare i risultati degli studi di settore condotti e presentare case study esistenti che possano configurarsi come delle “best practise”. È da intendersi come momento di disseminazione con un uditorio qualificato opportunamente individuato a seconda delle tematiche trattate. Rappresenterà anche il momento di chiusura delle attività di progetto, con la restituzione finale di tutto quanto costruito nei mesi di lavoro.